martedì 9 aprile 2013

Stadi vuoti ed errori arbitrali: un sistema che funziona perfettamente



Il calcio è senza ombra di dubbio uno dei più straordinari (ed emblematici) fenomeni dell'Italia di oggi: ogni domenica migliaia di tifosi si recano allo stadio, e milioni di persone si piazzano davanti alla televisione sintonizzati sugli emittenti sportivi.
Il calcio è in grado di suscitare emozioni fortissime: ore ed ore in curva sotto la pioggia, giornate trascorse in fibrillazione ad aspettare la partita di Champions League, lunghe attese all'aeroporto ad aspettare la squadra di ritorno da una storica vittoria sul campo dell'odiata rivale; derby, sfottò, lacrime per una vittoria sfumata all'ultimo minuto. Il calcio è uno sport che suscita passioni immense, che il "profano" non potrà mai riuscire a capire.
Per milioni di italiani, la vita non sarebbe la stessa senza il calcio.

Una domanda, però, sorge spontanea: ne vale veramente la pena? Hanno veramente un senso tutte le energie emotive consumate ogni domenica, tutti le centinaia (quando non migliaia) di euro spese ogni anno per la propria squadra del cuore?

Questa domanda, perfettamente legittima, viene in mente ad ogni tifoso, ogni domenica sera, quando guarda la moviola delle principali trasmissioni sportive. Ogni settimana si assiste ad una quantità inquietante di errori arbitrali, che falsano l'esito delle partite e rendono nulli gli sforzi di giocatori ed allenatori che hanno preparato con meticolosità tattica il match della domenica.

"Tutti gli errori si compensano", è la frase più ricorrente dei vari commentatori. Nulla di più falso: chiunque segua con sufficiente attenzione il campionato italiano si rende conto perfettamente che, se è vero che molti errori sono casuali, ci sono delle squadre (solitamente quelle di alta classifica, su tutte Juventus e Milan) che vengono sistematicamente favorite dagli arbitraggi. La maggior parte delle squadre ha un saldo più o meno nullo dei punti guadagnati/persi a causa degli errori arbitrali: ma alcune squadre, ogni anno, si trovano ad avere molti più punti di quanto meriterebbero a causa dei fischi a favore.

Il fatto che pochi club ricevano un trattamento arbitrale favorevole è un caso, oppure risponde ad una precisa logica economica? Io provo ad effettuare la mia analisi, dati alla mano, per farvi capire quanto sia marcio il "Sistema calcio" e quanto esso abbia interesse che tutto rimanga così come è: ognuno di voi si formi la propria opinione.

Il calcio, soprattutto dopo i nuovi regolamenti sul tetto spese (che, al contrario di quanto potrebbe sembrare, sono dei provvedimenti estremamente "conservatori": nella impossibilità di attingere a fondi "esterni", i club medio-piccoli non potranno mai competere con i top club), deve essere concepito come un Sistema costituito non solo dalle società calcistiche e dai tifosi, ma anche (e soprattutto) dalle società televisive, dalle testate giornalistiche, dall'associazione degli arbitri e da tutte quelle aziende (di qualsiasi settore) collegate allo sport. Le società calcistiche, compresi tutti i tifosi e tutti i tesserati, non sono che una piccolissima fetta della grande "torta": per darvi una idea, nel campionato 2011-12 gli incassi totali delle società grazie agli stadi è stato di 73 milioni di euro, una cifra inferiore di 30 milioni alla somma incassata dalla Juventus FC per i diritti televisivi nel 2012-13 (103 milioni). 
(Se volete farvi un'idea più precisa della assoluta irrilevanza degli incassi da stadio rispetto a quelli dei diritti televisivi, vi do due link: qui i dati ufficiali relativi agli incassi-stadio, qui quelli relativi ai diritti tv).

Come appare immediatamente dalle somme di denaro stanziate, ciò che conta nel Sistema calcio non sono gli spettatori presenti negli stadi (che pure sono il cuore pulsante dello sport), ma i milioni di telespettatori piazzati davanti alla TV. Al vertice del Sistema vi sono dunque le aziende televisive (Sky e Mediaset Premium su tutti) e, molti gradini sotto, le testate giornalistiche (soprattutto sportive): sono i due elementi che, infatti, hanno più interesse a che il Sistema calcio funzioni, in quanto un campionato di alto livello e seguito da un numero maggiore di spettatori significa più incassi, in termini soprattutto di pubblicità. Ma non sono certo gli unici: tutto il meccanismo degli sponsor, ad esempio, dipende dal rendimento delle squadre a livello nazionale ed europeo.

Chi comanda, dunque, sono le aziende televisive. Senza i soldi dei diritti televisivi, i club non potrebbero neanche lontanamente coprire le spese. Bisogna dunque chiedersi: quale è la situazione maggiormente preferibile dalle società televisive? In altri termini: quale è la situazione che permette alle aziende televisive di incassare più soldi grazie alle pubblicità?
Ovviamente: una situazione in un cui i club di alto livello (che dispongono di più tifosi, sparsi per tutta Italia, e dunque costretti a seguire le partite in TV) si piazzano nelle parti alte della classifica: questo in quanto il tifoso ha più interesse a seguire una squadra che lotta per vincere il campionato o per raggiungere un piazzamento in Champions League. Se poi spostiamo lo sguardo dal piano nazionale a quello europeo, la situazione è ancora più chiara: le aziende televisive e giornalistiche hanno più interesse che in Champions League o in Europa League vadano la Juve, il Milan ed il Napoli, piuttosto che il Catania, la Fiorentina ed il Cagliari: molto semplicemente perché, piazzati davanti al televisore il martedì o il mercoledì sera, vi sarà un maggior numero di tifosi, e ciò significa che i privati stanzieranno somme maggiori per avere uno spazio pubblicitario.
Discorso simile per quanto riguarda le testate giornalistiche: una Juventus che vince il campionato permette a Tuttosport di vendere più copie, per fare un esempio.

E' dunque facilmente intuibile che le società televisive e le testate giornalistiche hanno maggiori interessi che le squadre con più tifosi gravitino nelle parti alte della classifica: per il semplice fatto che, in tale modo, posso vendere il "prodotto" ad un maggior numero di utenti. 

Per quanto riguarda gli arbitri: nell'attuale Sistema calcio, gli errori arbitrali servono, sono necessari; di più: sono addirittura utili ed auspicabili. Per due motivi fondamentali: il primo è che gli arbitri, a livello di serie A, non sono più semplici direttori di gara, ma veicolatori di ricchezza: un semplice fischio in una direzione piuttosto che in un'altra è in grado di spostare una ingente quantità di milioni di euro: pensate semplicemente ad una sfida decisiva, nell'ultima giornata di campionato, che coinvolge due squadre in lotta per l'ultimo piazzamento utile in Champions League: un rigore, che decide il risultato finale, fischiato ad una delle due squadre sposta 20 milioni di euro alla squadra vincitrice.
Dal momento che gli errori arbitrali sono in grado di decidere la classifica di un campionato, e dalla classifica finale di un campionato dipende la quantità di milioni di euro incassati l'anno successivo dalle aziende televisive e giornalistiche (ma più in generale, da tutto il Sistema), è difficile, molto difficile pensare che gli arbitri siano pienamente autonomi nelle loro conduzioni di gara. Perciò, eliminare la possibilità degli errori arbitrali (con la moviola ad esempio, che guarda caso non riesce ad essere introdotta) significherebbe privare le aziende televisive della possibilità di massimizzare gli incassi pubblicitari. 
Il secondo motivo che rende gli errori arbitrali utili al Sistema riguarda non il piazzamento delle squadre ma l'audience dei vari programmi televisivi: come si riempirebbero ore ed ore di trasmissioni, senza le polemiche derivanti da partite condizionate da errori arbitrali? Una partita persa a causa di un rigore inesistente suscita indignazione e incazzatura da parte dei tifosi, che si collegano così su SkySport o sulla Rai per ascoltare le opinioni degli "esperti" e le dichiarazione al veleno del mister o del direttore sportivo della propria squadra.
Gli errori arbitrali fanno audience, ed alzano gli incassi pubblicitari: essi rispondono ad una chiara ragione economica.

Tutti i tifosi, soprattutto delle squadre di medio-bassa classifica, devono prendere atto di un deprimente fatto:  per quanto il sistema calcistico italiano appaia in crisi e mal funzionante, caratterizzato come è da una incompetenza arbitrale che non ha paragoni negli altri tornei e da stadi sempre più vuoti e fatiscenti, in realtà funziona perfettamente: le squadre con più tifosi vincono o ottengono buoni risultati, si classificano per le coppe europee, fanno incassare al mondo dei Media una quantità sempre maggiore di milioni di euro.
Chi comanda, le società televisive, ottiene esattamente ciò che vuole.

Pensare che lo status quo possa cambiare è una assoluta utopia. Il Sistema calcio funziona già perfettamente, perchè chi ha interessi economici ha già esattamente ciò che vuole.
L'unica soluzione sarebbe smettere di andare allo stadio, smettere di seguire la propria squadra in TV: ma è una scelta che nessuno di noi credo voglia fare. Così, la nostra passione sportiva (illusa, perchè ripone speranze in un campionato in cui non c'è competizione, in cui tutto è già deciso ad inizio anno) va ad alimentare il Sistema, che la sfrutta come un mezzo di guadagno. 
Sappiatelo.



3 commenti:

Axl ha detto...

E' difficile non trovarsi d'accordo, ma come si cambia tutto ciò?
Il germe del calcio moderno è radicato nella società moderna, nelle nostre case. Ce l'hai te e ce l'ho io, che ci compriamo il FIFA o il PES. Ce l'ha il nostro amico che anche se nasce a Firenze tifa Juve perché da bambino l'ha vista vincere. Ce l'ha l'altro nostro amico che corre alla SNAI ogni week-end per scommettere su partite truccate. Come si fa a cambiare il sistema se è troppo scomodo cambiare noi stessi? Perché il ricco finanziere deve intenerirsi e guarire il calcio se noi per primi non diamo segno di essere stufi? Purtroppo il vero tifoso è quello da stadio. E lo sciopero del vero tifoso danneggia poco il sistema (come tu hai fatto notare con i dati mostrati) e soprattutto danneggia maggiormente le piccole società rispetto alle grandi.
Io nel mio piccolo ho scelto di non comprare SKY, di non comprare la tessera del tifoso, di non contribuire all'audience delle maggiori trasmissioni sportive in chiaro, di comprarmi non un PES e un FIFA all'anno ma al massimo uno ogni cinque o sei. Mi resta il fantacalcio...ma col culo che c'ha il Chelo ormai sembra falsato anche quello!!! :D

Unknown ha detto...

Bravo Nicco! articolo vero, interessante e purtroppo triste. Il concetto dell'amoviola inquadra a mio parere il marciume profondo di quello che ormai, come da te più volte sottolineato, chiamiamo Sistema Calcio e non gioco del calcio. Pensa al tennis, disciplina altrettanto ricca ma decisamente più pulita: in un campo da 24m di lunghezza per 10m di largezza (e non 100!) troviamo il giudice di sedia, quelli di linea e la possibilità del giocatore di ricorrere all'amoviola due volte durante il match. A rugby l'arbitro può richiedere un aiuto in qualsiasi momento. A basket qualche anno fa in Italia si è addirittura assegnato uno scudetto grazie all'aiuto elettronico, per un tiro da tre rilasciato nei centesimi di secondo prima della sirena. Sono tantissime le piccole, grandi truffe che fanno "funzionare" il Sistema: è un caso secondo te che il Milan da Gennaio, mese nel quale Galliani è stato eletto nuovamente vicepresidente della lega calcio, non abbia perso una e dico una partita? Io due domande me le faccio..e ha cambiato solo Pato con Balotelli. Il Milan ha fatto un investimento comprando Balotelli e deve arrivare terzo. Punto. Se poi ti informi e capisci che l'affare Mario (30 milioni) è coperto interamente da Unicredit che ha ricevuto dal milan parte dei diritti televisivi per le prossime stagioni, e che il presidente di Unicredit è un certo Beretta che è anche presidente della lega calcio, comprendi come sia tutto un circo perfetto animato da procuratori, carte di credito per sottoscrivere abbonamenti alle partite e abbonamenti alla tv satellitare. Detto questo Forza Viola sempre e comunque.

Thirsty ha detto...

Vuota, noiosa dietrologia.