giovedì 7 novembre 2013

Il ventennio berlusconiano: una breve sintesi



Tante cose vengono dette e ripetute a proposito dell'epoca berlusconiana, eppure mi sembra che l'elemento che la contraddistingue sia sempre ignorato. Quell'elemento risiede nel termine "libertà" che compare nel nome del partito: la domanda fondamentale che dobbiamo porci è "che libertà è quella del Popolo della Libertà"?

La tendenza politico-culturale del nostro tempo spinge verso l'estraniazione dalla sfera politica, per trovare rifugio una sfera privata cui il benessere del nostro secolo ha dato mille comodità, mille piaceri, addirittura la possibilità attraverso internet e la TV di avere un contatto con il mondo, senza essere realmente nel mondo. La destra in questi anni ha colto perfettamente questa tendenza, l'ha incentivata e l'ha spinta fino alle conseguenze più dannose per lo Stato. L'italiano non vuole semplicemente godere in pace nella propria casa, vuole godere in pace libero dalle leggi, dai vincoli della burocrazia, dalle esigenze della comunità. Berlusconi ha stretto un nuovo contratto sociale, se così lo si può definire: "lasciatemi compiere tutte le malefatte di cui sono capace, corrompere giudici, evadere il fisco, stringere patti con la mafia; in cambio del vostro silenzio io vi esonererò dalla necessità di uscire di casa e condurre la macchina statale, anzi questa macchina statale cercherò di ingolfare e danneggiare in ogni occasione. Lasciatemi libero di corrompere, e potrete farlo anche voi; lasciatemi libero di evadere, e potrete farlo anche voi; lasciatemi libero dai vincoli della legge, e lo sarete anche voi". 

Un contratto sociale che ha distrutto tutti i legami della società, in nome di una libertà che non saprei come definire se non come "anarchica". Qui il paradosso più grande, ma che forse è un paradosso soltanto per chi non è calato all'interno di questa mentalità: il voto dato al leader autorevole, al capo di un esercito parlamentare di mussoliniana memoria, è un voto dato all'anarchia.