mercoledì 15 maggio 2013

L'incoerenza di Casaggì: squadrismo no, squadrismo sì



Stamattina nel polo universitario di Novoli ci sono stati scontri tra militanti di Casaggì e del Collettivo di Scienze Politiche. Questo il comunicato emesso dal blog ufficiale di Casaggì:

"CASAGGì: SCONTRI AL POLO DI NOVOLI PER ELEZIONI UNIVERSITARIE.
CINQUANTA MILITANTI DELLA SINISTRA ANTAGONISTA ARMATI DI CASCHI E CATENE AGGREDISCONO SETTE MILITANTI DI CASAGGì. FAR-WEST DI MEZZOGIORNO TRA CENTINAIA DI STUDENTI. GLI AGGRESSORI, QUASI TUTTI ARMATI, HANNO AULE CONCESSE DAL RETTORE E HANNO CONVOCATO SERVIZI D’ORDINE ESTERNI ALL’UNIVERSITA’. UN FERITO ACCERTATO TRA I NOSTRI ATTIVISTI E LA CERTEZZACHE CONTINUEREMO A DIFENDERE LE NOSTRE IDEE E I NOSTRI DIRITTI A QUALSIASI COSTO."


Mi permetto di spendere due righe sull’evento.

Cari militanti di Casaggì, desidero esprimere piena solidarietà per quanto vi è successo. L'azione squadrista è una modalità orribile dell’attività politica, e quando un gruppo (a prescindere dal colore) si esprime con la violenza non si può che esprimere profonda solidarietà nei confronti delle vittime.
Tuttavia, cari militanti di Casaggì: quando vi trovate in una situazione come quella odierna, ricordatevi che il periodo storico ed il movimento che sostenete, inneggiate e cercate di portare alla ribalta storica utilizzava esattamente questi metodi violenti e squadristi, ogni giorno, ogni ora, ogni minuto.
Per quanto indubbiamente si condannino azioni come queste, non ci si può che vedere tanta, troppa contraddizione: vi lamentate delle azioni squadriste proprio voi che il 25 aprile siete andati a portare fiori sulle tombe dei caduti della Repubblica Sociale di Salò, ovvero sulle tombe chi faceva dell'azione squadrista e della violenza il suo metodo politico ordinario e quotidiano.
Bene, benissimo condannare lo squadrismo: ma allora si dimostri coerenza, e si condanni lo squadrismo di ogni epoca storica: non solo quello che si subisce il giorno 15 maggio 2013 da parte della “sinistra antagonista”.
Non mi sembra, sinceramente, che lo facciate, quando salutate “alla romana” e esponete simboli fascisti.
Non lamentatevi se vi succedono cose che quelle odierne: e' purtroppo la diretta conseguenza delle opinioni storico-politiche che sostenete.



venerdì 3 maggio 2013

No ai diritti ai gay: perché?



Il 23 Aprile 2013 l'Assemblea Nazionale francese ha ufficialmente dato il via libera, con 331 voti a favore e 225 contrari, al provvedimento che legalizza il matrimonio tra persone dello stesso sesso e l'adozione da parte di famiglie composte da coniugi omosessuali.
I partiti di opposizione hanno immediatamente annunciato il ricorso alla Corte Costituzionale; in piazza, a Parigi, si sono verificati scontri tra manifestanti e forze dell'ordine, dopo giorni di mobilitazione popolare per affermare il "no" alle nozze gay.

Non è che uno (certo, forse il più eclatante) degli eventi che hanno riacceso il dibattito sulla legittimità dei matrimoni tra omosessuali. Il mondo conservatore, non solo francese, ribadisce continuamente la propria assoluta contrarietà nei confronti delle nozze gay (per non parlare delle adozioni): in base a che argomenti lo fa? 
In questo articolo ci proponiamo di analizzare le argomentazioni "tipo" del conservatore doc a sostegno del proprio rifiuto nei confronti dei matrimoni omosessuali; la discussione relativa al tema delle adozioni è rimandata ad un'altra sede, in quanto estremamente più lunga e complessa.

Premessa: l'espressione "conservatore doc" non vuole avere alcun significato dispregiativo. Utilizzo tale espressione per indicare una sorta di "minimo comun denominatore" della mentalità conservatrice.

Gli argomenti solitamente proposti dal conservatore doc sono due, il secondo dei quali a sua volta ramificato in due ulteriori argomentazioni:
- perdita dell'identità culturale nazionale, imperniata su nuclei familiari composti da individui di sesso opposto; - "innaturalità" del matrimonio gay, conseguente alla 1. "innaturalità" dell'omosessualità; 2. concezione del matrimonio come "unione coniugale con fine riproduttivo".

Analizziamo nel dettaglio questi argomenti, valutando quanto effettivamente contengano di vero e quanto invece derivi da pregiudizi (in larga parte religiosi) sulla natura dell'uomo, della società e della realtà.

Per quanto riguarda il primo argomento, secondo il conservatore doc la legalizzazione dei matrimoni tra omosessuali porterebbe alla perdita dell'identità culturale, incentrata su famiglie "tradizionali": la motivazione principale per negare agli omosessuali la possibilità di sposarsi, dunque, deriverebbe dal semplice fatto che "nel passato ciò non era possibile". Che dire, il più chiaro manifesto del conservatorismo: perché dire di no alla "novità"? perché è innovativa!
E' evidente come questo in realtà non sia un "argomento" nel vero senso della parola, ossia una motivazione reale e persuasiva, ma soltanto una presa di posizione (a prescindere) del tutto immotivata, o meglio: motivata da una implicita "sacralizzazione" ed assolutizzazione della tradizione. E' tutto da dimostrare, tuttavia, che la tradizione sia "sacra" (qualsiasi cosa questo voglia dire), assoluta e da difendere ad ogni costo. Il conservatore doc, in questo senso, ci deve spiegare su che basi afferma la "sacralità" della tradizione: in altri termini, su che base afferma che l'assetto tradizionale di una società sia l'Assetto (con la "a" maiuscola) della società in generale. Dare una risposta soddisfacente a tale questione è molto complesso: di fatto, due millenni di riflessione filosofica non ci sono riusciti. E' la vecchia storia della nietzscheana "morte di Dio": una volta compreso che la concezione religiosa tradizionale non è una lettura della "trama del cosmo", non è la Verità con la "v" maiuscola, per intenderci,  ma soltanto una personale posizione sulla realtà (un semplice punto di vista, insomma), affermare che l'assetto di una società rispecchia l'ordine delle cose (naturale o voluto da Dio, è indifferente) risulta impossibile.
Di conseguenza, la posizione intellettualmente più onesta che possiamo e dobbiamo assumere, pena l'affermazione di tesi infondate, è una posizione laica: la società ha il particolare assetto che ha non perché tale assetto rispecchia un qualche ordine inscritto nell'universo o voluto da Dio, ma "perché gli uomini hanno deciso così". L'assetto della società, con tutti i suoi costumi e le sue "istituzioni" (nel senso di modelli di comportamento che si sono affermati nel tempo divenendo la normale vita quotidiana delle persone) non è qualcosa di "oggettivo", bensì di "convenzionale": il fatto che in un Paese vigano determinate usanze ed istituzioni è un fatto che deriva dalla combinazione di fattori sia storico-geografici sia casuali. Pertanto, la tradizione deve essere concepita come una entità generatasi casualmente, in base alle condizioni storico-geografiche di un dato paese ed alle necessità di una data popolazione, ed aperta a modificazioni: non certo come un qualcosa di assoluto e dato una volta per tutte. Chi afferma che la tradizione deve essere difesa a tutti i costi, semplicemente perché "è la tradizione", lo fa senza fornire giustificazioni valide. 

(Intendiamoci: difendere la tradizione per interessi personali, economici o politici che siano, come nel caso dell'opposizione all'abolizione della schiavitù, non è una giustificazione valida. Qui stiamo parlando di prese di posizione sulla base di un ragionamento imparziale, politicamente neutro: e non sulla base di prese di posizione, appunto, "politiche". Si può benissimo dire che "difendo la tradizione e rifiuto i matrimoni gay perché così voglio che sia la società in cui vivo", ma in tal caso bisogna avere l'onestà intellettuale di dire che si tratta di una posizione personale dettata dalla propria visione del mondo, e non dalla difesa di un ordine "oggettivo"; che tale imposizione del proprio punto di vista agli altri sia qualcosa di illegittimo è un altro conto, di cui discuteremo più avanti nell'articolo).

Il mio punto di vista, formulato sulla base di una prospettiva laica ed utilitarista sulla società, è che la tradizione non deve essere una "maglia di forza", bensì un sostegno utile ai cittadini. La tradizione, cioè, deve costituire un elemento accomunante, una sorta di "focolare" comune intorno a cui si raccoglie l'unità di un paese: e non deve certo essere un fattore discriminatorio e negatore di diritti ad una minoranza dei cittadini. I tempi cambiano, e con essi le esigenze e le rivendicazioni degli uomini; se la nostra identità culturale cristiana ci porta a negare diritti fondamentali a dei concittadini, la cui unica "colpa" è avere un orientamento sessuale difforme dalla media, è sicuramente una identità culturale non libertaria da rifiutare e combattere con tutte le forze. 


Per quanto riguarda il secondo argomento: il conservatore doc rifiuta la possibilità del matrimonio tra persone dello stesso sesso sulla base di due argomentazioni: la prima è che un matrimonio di questo tipo viene meno allo scopo "riproduttivo" che, a suo parere, l'unione coniugale dovrebbe avere; la seconda è che l'omosessualità è un orientamento sessuale "innaturale", una sorta di patologia psicofisica dell'individuo.

Vengo immediatamente a questa seconda argomentazione, così da sbarazzarcene una volta per tutte: l'omosessualità non è una malattia, ma un orientamento sessuale congenito di individui di qualsiasi specie, sia umana che animale. Negli ultimi quindici anni sono stati trovati fenomeni omosessuali in 1500 specie animali (per chi volesse farsi un'idea più precisa, rimando a questo link): alla faccia della "innaturalità" dell'omosessualità! 
E' inevitabile, perciò, chiedersi quale significato il conservatore doc dia al termine "natura", e che cosa di conseguenza interpreti come "naturale" e "innaturale". Viene da sé che "naturale" non può che significare "esistente in natura, intrinseco all'ordine delle cose": l'omosessualità, in questa prospettiva, è un fenomeno perfettamente "normale", in quanto è un orientamento sessuale che, appunto, si ritrova in natura; e la ricerca scientifica sta giungendo a dimostrare che l'orientamento sessuale di un individuo deriva dalla sua conformazione genetica, e che pertanto è una semplice configurazione di geni a determinare se egli avrà gusti "etero" o "omo". L'omosessualità, in poche parole, non è dovuta ad un malfunzionamento dell'organismo o ad una patologia psicologica, ma alla conformazione genetica. Cosa c'è di più "naturale" del DNA?

Tuttavia, il conservatore doc ignora tutto ciò, ed impone alla realtà il suo concetto di "natura", basato su un pregiudizio di derivazione religiosa. Quando afferma il carattere "innaturale" o, peggio, patologico dell'omosessualità, il conservatore doc manifesta la mentalità religiosa e dogmatica più spicciola, che assume come "naturale" ciò che è scritto nella Bibbia e tramandato dagli avi. Tuttavia, si tratta di un pregiudizio, un pericoloso pregiudizio, privo di fondamento reale e scientifico.

Tornando alla prima argomentazione: il conservatore doc è fermamente convinto che il matrimonio sia una istituzione finalizzata alla procreazione, e che dunque due persone omosessuali, impossibilitate a generare figli (per ovvie cause biologiche), non abbiano diritto a sposarsi.
Che dire, allora, di tutte quelle persone non feconde a causa di malattie congenite, o che semplicemente non vogliono avere figli per una scelta di vita? Non hanno forse anch'esse diritto a sposarsi? Immagino che il conservatore doc non gli negherebbe questa possibilità. Perché allora gli omosessuali non possono sposarsi? Perchè sono "omosessuali", forse?
Anche questo argomento, alla fine dell'analisi, risulta infondato e motivato da un pregiudizio nei confronti dei gay. Il matrimonio non è una istituzione "naturale", come crede il conservatore doc (l'uomo di Neanderthal era solito sposarsi? non credo), bensì una istituzione civile, cioè nata con la società. In quanto tale, è una entità soggetta a modificazioni, in linea con lo "spirito dei tempi": quello attuale spinge verso l'universalizzazione dei diritti, e non si vede perché si debba negare il diritto del matrimonio agli omosessuali, normalissimi cittadini che hanno uno dei due orientamenti sessuali previsti dalla natura.


Ritengo che la chiusura da parte dei conservatori all'estensione dei diritti ai gay abbia due motivazioni: una legata agli interessi di potere, l'altra ad un non ben identificato "timore" verso il cambiamento. Motivazioni implicite che si celano, come sempre è accaduto nella storia, sotto gli espliciti richiami alla "purezza" della tradizione ed alla integrità della religione cristiana.