giovedì 4 aprile 2013

Perché dialogare con questo centrodestra è impossibile



Da settimane si susseguono le affermazioni di esponenti del Popolo della Libertà che gridano alla "irresponsabilità" del centrosinistra, che a loro avviso si rifiuta in maniera immotivata di aprire un dialogo con il centodestra.
Due esempi: di questa mattina è l'esternazione di Gabriella Giammanco, deputata del Popolo della Libertà: "A più di un mese dalle elezioni, per l’egocentrismo e l’irresponsabilità di Bersani, ci troviamo in una situazione di stallo e in attesa del lavoro dei ’saggi’ che, a mio parere, portera’ a un nulla di fatto. Serve subito un Governo politico di grande coalizione oppure si vada al voto".
Toni simili da altri esponenti, come Vincenzo Gibiino, senatore: “I troppi niet del Partito democratico sono la causa principale della gravissima situazione di stallo e di non governo del Paese. La concretezza necessaria per combattere la crisi, un esecutivo capace di azioni immediate e mirate, vengono negati agli italiani dal demagogico ed irresponsabile Bersani.”

La posizione del Popolo della Libertà, in sintesi, è che la coalizione di centrosinistra si stia comportando in maniera irresponsabile e demagogica, perseverando in un atteggiamento di immotivata chiusura dovuto a motivazioni riconducibili all’odio personale nei confronti di Silvio Berlusconi. Come se il “no” ad un governo di larghe intese derivasse da un capriccio, da un risentimento emotivo.

Nulla di più lontano dalla realtà. E' innegabile che lo stallo politico sia dovuto anche al rifiuto di collaborazione del Partito Democratico: ma ci sono motivazioni, assolutamente oggettive, che impediscono ai partiti della sinistra (e al loro elettorato) di aprire un qualsiasi dialogo con il Popolo della Libertà.

Non c’è dubbio che in una democrazia parlamentare, soprattutto in momenti di crisi economica come l’attuale, le forze politiche debbano “ammorbidire” le proprie posizioni e giungere alla proposta di riforme condivise: in special modo se dalle urne emerge una quasi parità di consensi (alla Camera, 29,5% coalizione di centrosinistra, 29,1% coalizione di centrodestra).

Questo è ciò che deve avvenire, e di norma avviene (pensiamo al Belgio, in cui non c’è un governo di maggioranza da anni), in circostanze politico-istituzionali normali. 
Il problema, che l’elettorato del centrodestra e i suoi esponenti parlamentari sembrano ignorare, è che in circostanze normali non ci troviamo affatto. Provo a spiegarmi.

In una democrazia ci sono delle regole che vengono prima del consenso elettorale: ci sono dei principi, che trovano manifestazione nelle norme costituzionali e morali, che sono alla base della dialettica politica e costituiscono il presupposto imprescindibile del giusto funzionamento della società. 
Questi principi sono, ad esempio, il rispetto della indipendenza dei poteri dello stato; il riconoscimento dei diritti minimi a tutti i cittadini, a prescindere dall’orientamento politico, morale, sessuale (purché la fruizione di tali diritti non costituisca un pericolo per la società); l’utilizzo delle istituzioni per fini collettivi, e non per interessi personali; la superiorità della legge, cui ci si deve subordinare, senza se e senza ma.

Tutti questi principi, che semplicemente rappresentano il minimo necessario per il corretto funzionamento delle istituzioni, non possono essere alla mercé dei partiti. In altri termini: non sono posizioni politiche, ma qualcosa che viene prima: sono le basi della nostra società. I cittadini, e così i partiti che ne sono l'espressione politica, devono riconoscerli: senza se e senza ma.
Una posizione politica (come quella assunta dal PDL) di negazione di tutti questi principi, è una posizione inaccettabile ed illegittima.

Il rifiuto del Partito Democratico di aprire un confronto con il Popolo della Libertà, cari elettori ed esponenti del centrodestra, non è dovuto (almeno non principalmente) a pregiudizi ideologici o a differenze di vedute in materia di politiche sociali ed economiche: è dovuto al fatto che il Popolo della Libertà si permette di occupare le aule di un tribunale, facendo pericolose pressioni sulla Magistratura e minando il principio della indipendenza del potere giudiziario da quello politico; è dovuto al fatto che il Presidente del partito, Silvio Berlusconi, da anni utilizza le istituzioni per i propri interessi personali, promuovendo leggi favorevoli alle proprie aziende ed utili ad evitare le sentenze nei processi in cui è imputato, di fatto riconoscendosi al di sopra della legge e facendo un uso strumentale delle istituzioni (a proposito: qui trovate tutte le leggi ad personam votate nelle precedenti legislature); è dovuto al fatto che il Popolo della Libertà si rifiuta di riconoscere i diritti minimi a delle minoranze della società, immigrati ed omosessuali, che in quanto esseri umani hanno la piena dignità per ottenerli. 

Fino a quando il Popolo della Libertà si ostinerà a proseguire in questa direzione, impegnando tutte le proprie energie alla difesa personale del proprio capo, subordinando il bene del Paese alla salvezza giudiziaria di Silvio Berlusconi (che deve accettare di essere processato, e rispettare le sentenze, come fa ogni cittadino), si potrà tornare a discutere di economia, di politiche sociali, di Europa, e via dicendo.

Lo diciamo da cittadini italiani, prima ancora che da elettori: fino a quando il Popolo della Libertà non abbandonerà le posizioni eversive che sostiene, eversive perché negatrici di tutta una serie di principi fondamentali della democrazia, non potrà esserci alcun confronto. Mai.



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