martedì 2 aprile 2013

Galileo Galilei, berlusconismo ed aristotelismi



Probabilmente vi state chiedendo che cosa può accomunare personaggi vissuti a distanza di secoli come Aristotele, Galileo Galilei e Silvio Berlusconi. Ebbene: voglio raccontarvi due aneddoti, che hanno per protagonista il fondatore della meccanica moderna, che metteno in luce un tipo di mentalità che ritroviamo, esattamente nella stessa forma, in un uomo del seicento e nell'elettore berlusconiano medio.

Siamo nel 1610: Galileo Galilei ha da poco perfezionato un cannocchiale speditogli dall'Olanda, e dopo averlo puntato verso il cielo ha effettuato delle importantissime scoperte astronomiche che smentiscono gran parte delle tesi dell'astronomia aristotelico-tolemaica, il sistema filosofico-scientifico dominante da più di quindici secoli.
L'astronomia aristotelico-tolemaica, in breve, prevede che la Terra sia al centro del mondo e postula un universo "chiuso" diviso in un numero limitato di "cieli", sostenendo che tutti i corpi celesti situati nei cieli a partire da quello della luna sono costituiti di una materia "cristallina", l'etere: materia incorruttibile, non sottoposta al mutamento ed alla degenerazione. Una materia perfetta, dunque: lucida, trasparente, uniforme.
Galilei scopre invece che la superficie lunare è solcata da valli e montagne, non visibili ad occhio nudo; scopre le macchie solari, le fasi di Venere e tanti piccoli "satelliti" intorno a Giove: tutte osservazioni sperimentali che smentiscono l'astronomia aristotelico-tolemaica, e spingono lo scienziato a parlare di "funerale" della medesima.
Lo scienziato pisano pubblica queste scoperte nell'opera "Sidereus nuncius", e fa notare come smentiscano clamorosamente tutte le ipotesi del sistema tolemaico e siano al contrario prove della correttezza del sistema elaborato da Nicolò Copernico.
Non bisogna dimenticare che la Chiesa aveva trovato nel sistema tolemaico una conferma della visione del mondo che emerge dalle Sacre Scritture: Terra al centro dell'universo, dunque luogo d'elezione finalizzato alla vita dell'uomo, creatura prediletta da Dio; universo chiuso, oltre il cui limite sarebbe situato il Paradiso; Inferno nei meandri della crosta terrestre. L'appoggio della Chiesa aveva fatto sì che il sistema aristotelico-tolemaico, da ipotesi scientifica tra le tante, divenisse il principale sistema del mondo: in altri termini, il Mondo stesso.
Immediate sono pertanto le reazioni dei vertici ecclesiastici, che gridano allo scandalo ed accusano pubblicamente Galilei. Per difendersi dalle accuse, e far vedere come egli si fosse semplicemente basato su "dati di fatto" emersi dall'osservazione, lo scienziato invita nel suo studio numerosi rappresentanti del mondo ecclesiastico: essi avrebbero infatti potuto scrutare attraverso il telescopio e prendere atto della correttezza delle sue affermazioni.
Tuttavia, lo scienziato non raggiunge il proprio scopo: alcuni si rifiutarono di accostare l'occhio al telescopio, bollandolo come "strumento del demonio"; altri tentarono di formulare ipotesi alternative per spiegare le osservazioni: Cristoforo Scheiner, ad esempio, avanzò la tesi che le macchie solari fossero ombre proiettate dagli altri corpi celesti sul sole; Galilei fece notare che ciò non era possibile, in quanto il movimento circolare dei corpi celesti conosciuti era regolare, mentre al contrario le macchie solari apparivano e scomparivano ad intermittenze irregolari.
Il mondo della Chiesa non si smosse di un passo: il sistema copernicano venne dichiarato eretico (1613) e Galileo Galilei fu invitato a ritrattare pubblicamente le proprie tesi (marzo del 1616).

Utile è anche un altro aneddoto, esposto da Galilei nel "Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo" (1632): uno dei protagonisti del dialogo racconta che, avendo potuto osservare insieme ad altri, in casa di un medico, che in un cadavere umano i nervi partono dal cervello e non dal cuore, secondo quanto scrive Aristotele, ebbe occasione di sentir fare da "un gentiluomo ch'egli conosceva per filosofo peripatetico (= seguace di Aristotele)" un discorso di questo tipo: "Voi mi avete veder questa cosa talmente aperta e sensata, che quando il testo di Aristotele non fusse il contrario, che apertamente dice i nervi nascer dal cuore, bisognerebbe per forza confessarla per vera".

Questi due casi, degli ecclesiastici alle prese con il cannocchiale e del peripatetico in casa del medico, dimostrano una caratteristica della mente umana: il dogmatismo. Il fatto, cioè, che l'essere umano è in grado (anzi, perfettamente in grado: ci riesce benissimo) di formarsi delle convinzioni e delle opinioni che non intende abbandonare, neanche davanti a circostanze che le smentiscono clamorosamente.

Noi uomini del terzo millennio siamo solitamente portati a credere che questo tipo di mentalità appartenga al passato e ad epoche di oscurità culturale: tuttavia, il caso dell'elettore berlusconiano medio ci ricorda che, anche nella società contemporanea, sono possibili casi di questo genere.
Pensate che stia vaneggiando? Provate a recarvi ad un comizio o ad una manifestazione del Popolo della Libertà, e chiedete ai presenti che cosa pensino di Silvio Berlusconi: vi diranno che è il migliore degli uomini, che è una persona immacolata, che tutti i casi giuridici in cui è invischiato sono montature della magistratura rossa, che le serate di Arcore erano cene eleganti, e così via.

A nulla varrà far notare che il noto avvocato inglese David Mills è stato condannato nel 2009 per essere stato corrotto da Berlusconi (qui trovate dei dettagli del processo), e che il Cavaliere non ha ricevuto lo stesso trattamento soltanto perché il reato è finito in prescrizione, grazie ad una legge (ex Cirielli) che accorcia i termini di prescrizione proprio per il reato di corruzione (nella sentenza i giudici parlano di "reato accertato", ma non punibile per via dei termini di prescrizione); a nulla servirà far leggere le migliaia di intercettazioni telefoniche (qui potete trovare il testo integrale) in cui emerge un giro di soldi e prostitute che tutto può significare tranne che "cene eleganti"; a niente varrà far visionare tutte le figure di cacca (ed uso un eufemismo) di Berlusconi nei vari meeting internazionali (qui tutte le gaffe), che ci costano tuttora una immagine arlecchinesca dell'italiano nei paesi esteri; nessun effetto sortirà il fatto che uno dei protagonisti della scena politica degli ultimi venti anni abbia ospitato in casa dal 1973 al 1975 un noto mafioso, Vittorio Mangano (qui alcune informazioni sul suo conto), e che ciò può sollevare gravissime ipotesi di rapporti con la mafia (per inciso: il braccio destro del Cavaliere, Dell'Utri, è stato appena condannato in appello a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa: ma anche questo non vuol dire nulla, per l'elettore berlusconiano); a niente servirà mettere davanti agli occhi tutta la serie di leggi ad personam emanate durante le ultime legislature (qui una lista dettagliata), e far notare come da ciò emerga un uso strumentale e per fini personali delle Istituzioni; e potrei continuare.

Eppure sono tutte evidenze, accertate evidenze. Si viene a riproporre, pari pari, il caso dell'ecclesiastico seicentesco e del seguace di aristotele: anche davanti a schiaccianti evidenze, l'opinione non cambia. Come la terra continua ad essere al centro dell'Universo, secondo l'ecclesiastico; come i nervi continuano a dipartirsi dal cuore, secondo il peripatetico; così Silvio Berlusconi continua ad essere un grande statista, un uomo immacolato, un organizzatore di cene eleganti, un cittadino onesto ed un salvatore della patria, per l'elettore berlusconiano medio.

E' una triste, tristissima realtà che dimostra come una parte dei cittadini italiani non abbia ancora assunto una mentalità critica e lucida, ma al contrario perseveri in una irrazionale adesione al carisma di un personaggio capace di costruirsi una immagine immacolata e di inculcarla, attraverso un lungo e martellante bombardamento mediatico, nella testa dei suoi elettori.



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